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Che cos’è l’emofilia

La parola emofilia deriva dal greco “ema” (sangue) e "filia" (affezione).
L'emofilia è una malattia ereditaria che colpisce prevalentemente i maschi, con la frequenza di circa una persona su 10.000 nell’emofilia A e una persona su 50.000 nell’emofilia B o malattia di Christmas.
E' causata dalla mancanza di alcuni fattori della coagulazione necessari per la normale emostasi del sangue. Questa carenza non permette al sangue di coagularsi normalmente.
L'emofilia colpisce i soggetti di sesso maschile, ma si trasmette attraverso la femmina, la quale può essere portatrice sana di un carattere genetico anomalo, cioè di un'anomalia del cromosoma sessuale X. Tale anomalia ha carattere recessivo, per cui ha la possibilità di manifestarsi clinicamente solo nel maschio (XY). Nella femmina (XX) portatrice del gene alterato il disturbo non si manifesta per un fenomeno di “inattivazione cromosomica”, cioè per la soppressione del gene anomalo ad opera dell'altro cromosoma normale. Teoricamente anche la donna può essere emofilica qualora sia figlia di un emofilico e di una donna portatrice. La comparsa dell'emofilia non sempre è prevedibile in base alle regole della trasmissione dei caratteri ereditari; infatti, la malattia può “saltare” intere generazioni per motivi che non sono ancora chiari. Esistono d'altra parte molti esempi di emofilia senza positività familiare, dovuti forse alla mutazione spontanea di un cromosoma X materno. Esistono forme diverse di emofilia: la malattia classica, o emofilia A, è la forma più frequente (80% dei casi) ed è dovuta all'insufficiente produzione del fattore VIII della coagulazione sanguigna (fattore antiemofilico). Nell'emofilia B, o morbo di Christmas, è invece carente il fattore IX. La carenza del fattore XI o PTA (Plasma Tromboplastin-Antecedent) è all'origine dell'emofilia C, o di Rosenthal.
La prima descrizione moderna dell’emofilia viene attribuita al dott. John Conrad Otto, un medico di Filadelfia, che nel 1803 pubblicò un lavoro dal titolo “Resoconto di una predisposizione alle emorragie esistente in alcune famiglie”, nel quale descrisse la caratteristica fondamentale dell’emofilia: una tendenza ereditaria dei maschi a sanguinare. Tuttavia, la parola emofilia apparve per la prima volta in un lavoro pubblicato dal dott. Hopff, un allievo di Schonlein all’Università di Zurigo.
Nell’800 l’emofilia colpì molti membri delle famiglie reali di Inghilterra, Spagna, Germania e Russia. Tutti i soggetti colpiti erano discendenti diretti della regina Vittoria, la prima portatrice nota di emofilia nella sua famiglia. Forse il più famoso tra i discendenti di Vittoria colpiti dall’emofilia è il figlio dello Zar Nicola II, sterminato poi con la sua famiglia durante la rivoluzione bolscevica del 1917.

LA COAGULAZIONE DEL SANGUELa coagulazione è la fase più importante dell’emostasi, in condizioni normali questo sistema porta all’arresto permanente di un emorragia impedendo così una perdita eccessiva di sangue a seguito di traumi o ferite.
La perdita eccessiva di sangue può provocare shock ed anche la morte.
La coagulazione avviene ad opera della trombina, un enzima proteolitico che trasforma il fibrinogeno in fibrina (polimero tridimensionale insolubile) il quale assicura una rapida chiusura della breccia vasale (da dove fuoriesce il sangue). In questa trasformazione intervengono numerose proteine plasmatiche (fattori della coagulazione) ed altri fattori.
Nell’emofilia dove c’è carenza di uno dei fattori della coagulazione si può avere l’insorgenza di un’emorragia incontrollata.
La carenza di uno dei fattori della coagulazione può essere dovuta a:

  • il fattore non viene prodotto in quantità sufficienti
  • è presente una versione mutante del fattore che non lavora adeguatamente

Sono esempi di malattie della coagulazione:

  • Malattia di von Willebrand (la più comune)
  • Emofilia A, dovuta a carenza del fattore VIII
  • Emofilia B, dovuta a carenza del fattore IX
  • Emofilia C, dovuta a carenza del fattore XIIn alcuni casi di malattia di von Willebrand la concomitanza di una carenza del fattore e di una versione mutante elimina il suo effetto protettivo sul fattore VIII. Il conseguente basso livello di fattore VIII simula un’emofilia A

EMOFILIA A ed EMOFILIA B

Entrambe queste malattie provocano emorragie a livello di articolazioni, muscoli ed altri tessuti molli a seguito di un trauma. Nelle forme più gravi, un’emorragia si può verificare spontaneamente. Visto che queste due forme di emofilia condividono gli stessi sintomi e le stesse modalità di trasmissione ereditaria l’unico metodo per accertare di quale fattore il paziente è carente consiste in uno specifico esame del sangue. Questo accertamento si rende necessario per poter stabilire quale terapia adottare per la cura della malattia.

I LIVELLI DI EMOFILIA

La gravità delle due forme della malattia si distingue in tre forme: lieve, moderata e grave, in base alla quantità di fattore presente nel sangue del paziente.

  • Nell’emofilia grave la quantità del fattore della coagulazione presente è inferiore all’1%
  • Nell’emofilia moderata il livello del fattore della coagulazione è compreso tra il 1 ed il 5%
  • Nell’emofilia lieve la quantità di fattore della coagulazione presente è compresa tra il 5 ed il 25%.

Nei portatori sani i livelli medi di fattore VIII o IX sono compresi tra il 25 ed il 50%. Molti portatori presentano valori normali dei fattori della coagulazione (50% o più).

L’emofilia di grado lieve di solito presenta pochi problemi e normalmente richiede un trattamento solo in occasione di un’estrazione dentaria, di un intervento chirurgico o dopo un trauma. Un’emorragia spontanea è estremamente rara.

Nell’emofilia di tipo moderato si può avere un’emorragia anche dopo un trauma minore mentre le emorragie spontanee sono rare.

Nell’emofilia grave si hanno emorragie sia dopo traumi, anche di minima entità, che spontanee.
Emorragie frequenti a livello di articolazioni, muscoli e tessuti molli sono dolorose e inabilitanti. Un’emorragia, in particolare dopo trauma cranico, può essere letale se non adeguatamente trattata.